Un racconto fotografico del Carnevale sardo

Viaggiare in Sardegna a inizio marzo significa entrare in un tempo sospeso, dove le maschere parlano una lingua antica, le strade si colorano di memoria e le cantine diventano il cuore pulsante di riti popolari. Il nostro itinerario ci porta a vivere uno dei momenti più intensi e identitari dell’isola: il Carnevale. Un’esperienza immersiva che unisce fotografia creativa, tradizioni millenarie, siti archeologici, sapori autentici e incontri con le comunità locali. Dal fascino medievale di Bosa ai riti ancestrali di Ottana e Mamoiada, passando per la spiritualità nuragica di Santa Cristina e l’adrenalina della corsa equestre di Santu Lussurgiu, questo viaggio è un invito a sentire la Sardegna sotto la pelle, con lenti nuove, più profonde e partecipate.

Livello: aperto a tutti, non è richiesta esperienza pregressa.
Numero di partecipanti: da 6 a 10


Giorno 1

Bosa
Iniziamo il nostro percorso a Bosa, un gioiello medievale adagiato sulle rive del fiume Temo.
Le sue case colorate che si arrampicano verso il Castello di Serravalle raccontano di pescatori, artigiani e storie che il tempo ha custodito tra vicoli e balconi fioriti. Qui ci dedichiamo alla fotografia creativa, esplorando tecniche e idee per raccontare con le immagini emozioni e suggestioni di viaggio.
Nel pomeriggio ci perdiamo tra le vie del centro storico, a caccia di scorci intimi e dettagli del carnevale locale, fatto di maschere improvvisate, sorrisi e travestimenti originali.
La giornata culmina con un momento conviviale, dove condividiamo i nostri primi scatti e brindiamo con un calice di Malvasia di Bosa, vino simbolo del territorio. Le cantine, aperte eccezionalmente per l’occasione, ci accolgono con la loro calda ospitalità e sapori autentici. Per cena, ci lasciamo guidare dal profumo dello street food lungo un percorso gastronomico tra le piazze e le vie in festa, travestiti come vuole la tradizione del carnevale!

Giorno 2
Ottana
Proseguiamo verso Ottana, piccolo centro che custodisce uno dei carnevali più potenti e simbolici della Sardegna. Visitiamo il MAT – Museo delle Arti e Tradizioni popolari, dove comprendiamo l’origine, il significato, la potenza simbolica delle maschere protagoniste della giornata: i Boes, i Merdules e Sa Filonzana e il complesso lavoro artigianale che le genera. I Boes rappresentano il bue, indossano maschere lignee finemente scolpite che ne riproducono le fattezze, spesso decorate con corna e intagli geometrici. I Merdules, invece, incarnano l’uomo che tenta di domare la natura, portando una maschera scura, quasi demoniaca, e un mantello in pelle di pecora. Intorno a loro, si muove Sa Filonzana, la figura femminile, mezza strega e mezza destino, che fila il tempo con la conocchia (arcolaio) e lo recide con le forbici, come le antiche Parche (figure mitologiche che tessono il filo del destino).
Il loro rituale racconta dell’eterno conflitto tra uomo e natura, tra razionalità e istinto, attraverso maschere e costumi carichi di significato. Il pranzo è libero.
Nel pomeriggio assistiamo alla sfilata, in un clima sospeso tra sacro e profano, accompagnati da musica, esposizioni artigianali e degustazioni di prodotti locali. Chiudiamo la giornata con la condivisione delle nostre fotografie, che iniziano a raccontare storie sempre più ricche di contenuti e significati.

Giorno 3
Paulilatino – Santu Lussurgiu
Al centro della Sardegna più profonda, scopriamo due luoghi straordinari. Il primo è il Pozzo Sacro di Santa Cristina, a Paulilatino: un capolavoro dell’architettura nuragica, un sito dall’energia quasi mistica, con la sua scalinata che conduce a un pozzo ipogeo dedicato al culto delle acque, risalente al
II millennio a.C. Poco distante visitiamo il Nuraghe Losa, a forma trilobata, costruito con scuri blocchi di basalto che raccontano la maestria costruttiva della civiltà nuragica. La struttura, con le sue camere sovrapposte e i soffitti a tholos -pseudo cupole, è una testimonianza tangibile di un passato ancora vivo nel cuore dell’isola. Ci spostiamo a Santu Lussurgiu, borgo in pietra arroccato sul Montiferru.
Il pranzo è libero. Nel pomeriggio assistiamo a Sa Carrela ‘e nanti, una corsa a cavallo su un’antica via in terra battuta. Le pariglie di cavalieri, tutti del paese, si sfidano in un’esibizione di destrezza e coraggio che ha il sapore della ritualità collettiva. Le cantine private aperte, i canti tradizionali e l’accoglienza lussurgese ci regalano un’esperienza autentica, viva e intensa.

Giorno 4
Bosa – Mamoiada
Nel cuore del martedì grasso viviamo due carnevali molto diversi tra loro, ma ugualmente profondi.
A Bosa assistiamo a Su Carrasegare Osincu, il funerale simbolico del Carnevale. Donne in lutto, veri e propri personaggi teatrali, intonano “s’attittidu”, un lamento ironico e drammatico allo stesso tempo, che accompagna l’ultimo giorno di festa tra lacrime e risate. Poi ci dirigiamo verso Mamoiada, in Barbagia, dove ci accoglie un’atmosfera rituale e arcaica. Qui il Carnevale ha una forma quasi sacrale, animato dai celebri Mamuthones e Issohadores. I primi indossano pelli scure e campanacci, avanzando in una danza cadenzata e ipnotica; i secondi, più agili e colorati, catturano gli spettatori con “sa soca”, una corda di giunco. Prima della sfilata, ci fermiamo alla Locanda Sa Rosada, ristorante rustico e autentico, dove assaporiamo le specialità locali accompagnate dai vini Cannonau prodotti nei vigneti circostanti. Visitiamo anche il Museo delle Maschere Mediterranee, per comprendere i legami che uniscono Mamoiada ad altre culture del bacino mediterraneo. Il pomeriggio si anima con la vestizione delle maschere, balli popolari, dolci tipici e la consueta favata (piatto tipico con fave e lardo) in piazza. Un carnevale che vibra di mistero e identità. Aperitivo conviviale e debrifieng delle fotografie.In serata rientriamo a Bosa.

Giorno 5
Condivisione e chiusura
Concludiamo il nostro viaggio con un momento di confronto e riflessione. Ogni partecipante presenta una selezione delle fotografie realizzate, raccontando il processo creativo, le ispirazioni e le emozioni vissute. Il fotografo che ci accompagna guida una discussione collettiva su come la creatività si sviluppa in viaggio e come possiamo portare con noi ciò che abbiamo imparato. Chiudiamo la settimana con la realizzazione di un carnet de voyage, personale e condiviso, in cui immagini, parole e sensazioni si fondono per diventare memoria viva di un’esperienza che va oltre il viaggio.

 

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