Cimiteri di tombe medievali stećci

Ci troviamo tra le colline e i pascoli della Bosnia ed Erzegovina, della Croazia meridionale, del Montenegro occidentale e della Serbia occidentale. Qui, immersi in paesaggi che sembrano sospesi tra il sacro e il terreno, emergono enigmatiche pietre scolpite, le stećci: lapidi medievali che raccontano storie di fede, d’arte e di identità. Queste tombe, realizzate tra il XII e il XVI secolo – con una fioritura artistica tra il XIV e il XV secolo – formano vasti cimiteri disposti ordinatamente in file, secondo l’usanza europea del Medioevo.

Camminando tra queste pietre monumentali, avvertiamo un senso di continuità con il passato. Le decorazioni incise nel calcare, i simboli solari, le croci, le figure danzanti e le scene di caccia ci parlano di un’epoca in cui la vita e la morte erano intrecciate in un dialogo poetico e sacro. Le iscrizioni, spesso in antico cirillico bosniaco, conservano i nomi di uomini e donne di fede diversa, appartenenti alla Chiesa di Bosnia, alla Chiesa ortodossa e a quella cattolica: una straordinaria testimonianza di convivenza religiosa e culturale nel cuore dei Balcani medievali.

Tra Simboli e Tradizioni
Le stećci non sono semplici tombe: sono monumenti scolpiti da mani sapienti che seppero fondere influenze occidentali, orientali e mediterranee con antiche radici locali, preistoriche e romane. Ogni pietra, lavorata da un unico blocco di calcare, è un’opera d’arte che unisce fede e artigianato, immaginazione e realismo. Le forme variano dalle lastre piatte alle casse, dalle tombe a tetto spiovente ai pilastri o alle croci monumentali, mentre i rilievi rappresentano motivi religiosi e simbolici, ma anche scene di vita quotidiana, duelli cavallereschi e danze rituali.

Ciò che rende queste tombe particolarmente affascinanti è la loro universalità: non appartengono a un solo popolo o a una singola confessione. Esse rappresentano una cultura di frontiera, dove le civiltà si sono incontrate e fuse, creando un linguaggio visivo comune che ha saputo superare le barriere del tempo e della religione.

Il Patrimonio UNESCO
Dal 2016, ventotto necropoli che custodiscono circa quattromila pietre tombali sono state riconosciute come Patrimonio Mondiale dell’Umanità dall’UNESCO. Si tratta di siti distribuiti in quattro Paesi che nel loro insieme rappresentano l’intero arco geografico e culturale di questo fenomeno. In totale, si stima l’esistenza di oltre settantamila stećci in più di tremila siti sparsi nei Balcani occidentali.

Tra i luoghi più emblematici ricordiamo la necropoli di Radimlja, nei pressi di Stolac in Erzegovina, dove si erge una delle collezioni più ricche e meglio conservate di lapidi decorate. Ogni pietra racconta un frammento di storia collettiva, e il paesaggio stesso sembra aver custodito il loro silenzio per secoli, proteggendo l’anima di un mondo ormai scomparso ma ancora vibrante nella memoria locale.

Protezione e Gestione del Patrimonio
La salvaguardia di questi siti è oggi una priorità condivisa da tutti gli Stati che ne ospitano le necropoli. Ognuno dei ventotto siti è tutelato dalle rispettive leggi nazionali per la protezione del patrimonio culturale, e insieme i quattro Paesi partecipano a un coordinamento transnazionale che garantisce un approccio unitario alla conservazione. Un Comitato di Coordinamento Internazionale supervisiona strategie comuni, principi condivisi e standard di tutela uniformi.

Già dagli anni Settanta, gli studiosi hanno intrapreso un lavoro sistematico di ricerca sulle stećci, che continua ancora oggi. I siti si trovano in uno stato di conservazione generalmente stabile, anche se il tempo e gli agenti naturali impongono un monitoraggio costante e interventi mirati.

Il turismo, per ora contenuto, è attentamente gestito a livello locale, con piani che mirano a migliorare l’accesso e la comprensione dei visitatori senza compromettere la serenità dei luoghi.

Un Silenzio che Parla
Mentre ci allontaniamo da una necropoli, lasciando dietro di noi le sagome scolpite nel calcare, comprendiamo che le stećci non appartengono solo al passato. Esse continuano a parlarci, a ispirare artisti e scrittori contemporanei, a nutrire leggende e racconti popolari. Sono il simbolo di un Medioevo balcanico complesso, aperto e profondamente umano, dove le differenze religiose e culturali si intrecciavano nella stessa pietra.

Ogni incisione, ogni segno consumato dal tempo ci invita a riflettere su ciò che unisce i popoli più di quanto li divida. In questo silenzio di pietra, i Balcani medievali ci raccontano la loro storia – una storia che, ancora oggi, non smette di parlarci.

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