Il Complesso Episcopale Eufrasiano
Nel cuore del centro storico di Parenzo entriamo nel complesso episcopale dichiarato Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO nel 1997. Si estende su circa 1 ettaro, come testimonia il dossier ufficiale. Il suo valore risiede nell’essere un eccellente esempio di architettura paleocristiana e bizantina nel Mediterraneo.
Dalle basiliche gemelle alla costruzione di Eufrasio
Camminiamo nel cortile e scopriamo tracce della prima basilica, risalente al IV–V secolo, dedicata a San Mauro: il pavimento musivo con motivi geometrici, pesci (simbolo cristiano antico) e il meandro proviene da un’antica villa romana, riutilizzato come oratorio. Le monete con l’effigie dell’imperatore Valente (365–378 d.C.) confermano la sua antichità.
Poi ci immergiamo nell’edificio attuale, costruito a partire dal 553 d.C. per volere del vescovo Eufrasio: demolita la struttura precedente, vennero riutilizzati materiali antichi, integrati da blocchi di marmo importati dal Mar di Marmara, con mosaici murali realizzati da maestri bizantini e pavimenti da artigiani locali. I lavori durarono circa dieci anni.
Un’architettura sorprendente
Varcando l’ingresso, ci colpisce l’atrio porticato, quadrangolare, con colonnato su tre lati, ricostruito nel XIX secolo ma in dialogo con lo stile originale. A nord-est si trova il battistero ottagonale del VI secolo, costruito in origine insieme alla prima basilica e modificato nei secoli successivi.
All’interno, l’impianto su tre navate è separato da diciotto colonne in marmo greco, con capitelli scolpiti in stile bizantino e romanico, infiniti dettagli animali e il monogramma di sant’Eufrasio inciso su ognuno. L’abside centrale, dalla forma poligonale esterna, è anticipata da quelle semicircolari delle navate laterali: è il primo esempio occidentale di chiesa a triplice abside.
I mosaici: pietre che raccontano storie
Alziamo lo sguardo verso l’abside: qui troviamo la Madonna con il Bambino su un trono celeste, affiancata dagli arcangeli, da San Mauro e, visibile tra le figure, lo stesso vescovo Eufrasio, che stringe un modellino della basilica, come simbolo del suo impegno costruttivo.
Sull’arco trionfale vediamo Cristo Pantocratore che regge un libro aperto con l’iscrizione latina “Ego sum Lux vera” -“Io sono la luce vera”, circondato dai dodici apostoli (San Paolo sostituisce san Matthias), e sotto una fascia di medaglioni ritrae il “Cordero di Dio” e dodici sante martiri.
La qualità visiva, i colori vivi e la freschezza dei mosaici ci fanno intuire l’alto livello degli artigiani bizantini e locali che hanno contribuito all’opera.
Elementi aggiuntivi: il ciborio e altri gioielli
Nel coro, domina un ciborio in marmo datato al 1277, voluto dal vescovo Otto; viene sospeso da quattro colonne recuperate dal ciborio originale del VI secolo. Sopra, mosaici raffigurano l’Annunciazione con stile riconducibile alla tradizione veneta protopaleologa. Dietro l’altare troviamo reliquie di San Mauro e Sant’Eleuterio custodite in una cappella votiva adiacente alla sacrestia.
Nel complesso troviamo anche il palazzo vescovile, il lapidario con monumenti in pietra e testimonianze paleocristiane, bizantine e medievali, oltre a oggetti sacri esposti nella sacrestia o museo annesso.
Un viaggio che ispira
Nel percorrere questo complesso, ci sentiamo immersi in un’epoca lontana ma vibrante: tra mosaici scintillanti, archi marmorei, e spazi sacri che raccontano storia, fede, e ambizione. È inevitabile restare incantati dalla presenza quasi vivida del vescovo Eufrasio, che attraverso l’arte volle lasciare un segno duraturo. La Basilica Eufrasiana non è solo un monumento da ammirare: è una narrazione millenaria, un dialogo tra passato e presente, che ci sorprende con ogni dettaglio… e ci fa desiderare di scoprire di più.