Djémila
La città romana tra le montagne dell’Atlante
A 900 metri di altitudine, incastonata tra le colline dell’Algeria nordorientale, Djémila ci accoglie come un antico gioiello romano scolpito nella pietra. Siamo a circa cinquanta chilometri da Sétif, nel cuore dell’antica Numidia (l’odierna Algeria nord-orientale), dove la colonia di Cuicul – questo il suo nome romano – fu fondata alla fine del I secolo d.C., sotto l’imperatore Nerva, o più probabilmente sotto Traiano.
Una città romana tra due torrenti
Camminando tra le sue rovine, ci rendiamo conto di quanto ingegnosa fosse l’urbanistica romana. La città sorge su uno sperone roccioso tra due torrenti di montagna, il Guergour e il Betame, e tutto, dal foro alle strade colonnate, è stato adattato con eleganza alle asperità del terreno. Cuicul rappresenta uno dei migliori esempi di come Roma seppe modellare la propria architettura anche in contesti montuosi, mantenendo intatti gli elementi simbolici della sua civiltà: il foro, le terme, il teatro, i templi e gli archi di trionfo.
Dal foro al teatro: un racconto di pietra
Passeggiando lungo il Cardo Maximus, la via principale, raggiungiamo il foro, cuore della vita pubblica, circondato dal Capitolium, dalla Curia, dalla Basilica Julia e da eleganti portici. Ai margini della città antica si erge l’Arco di Caracalla, datato al 216 d.C., costruito per celebrare l’imperatore e la prosperità raggiunta dalla colonia. Poco distante, il Tempio della Gens Septimia, dedicato alla dinastia di Settimio Severo, testimonia la vitalità religiosa e politica della comunità.
Nel III secolo, la città si estese oltre le mura: sorsero nuovi edifici pubblici, mercati, botteghe e un teatro capace di accogliere tremila spettatori, dove ancora oggi è possibile immaginare l’eco delle rappresentazioni tragiche e comiche che animavano le serate romane.
L’eredità paleocristiana
Djémila non è solo un testimone della Roma pagana. Con la diffusione del cristianesimo, la città divenne un importante centro religioso dell’Africa settentrionale. Scopriamo i resti di una cattedrale monumentale, di una chiesa e di un battistero tra i più grandi del periodo paleocristiano. Questi edifici rivelano un cambiamento profondo: da città romana pagana a città cristiana viva e devota.
I mosaici di Cuicul
Nel silenzio delle rovine, ci sorprendono ancora i mosaici che decoravano le dimore aristocratiche e gli edifici pubblici. Le scene mitologiche e quotidiane – banchetti, cacce, danze e riti – restituiscono i colori e la vitalità della vita antica. Nel museo annesso al sito, alcuni di questi capolavori sono stati restaurati e ci permettono di apprezzare l’abilità degli artigiani romani d’Africa.
Un sito intatto nel tempo
Djémila è straordinariamente ben conservata. Le sue mura, i templi e le basiliche raccontano senza interruzione la storia di oltre cinque secoli, dal II al VI secolo d.C. La città testimonia, come pochi altri luoghi, la grandezza e la fine di una civiltà scomparsa. Per questo, l’UNESCO l’ha iscritta nella lista del Patrimonio Mondiale, riconoscendone il valore universale come uno dei più begli esempi di urbanistica romana adattata a un contesto montano.
Tra tutela e sfide contemporanee
Oggi la città romana è protetta da leggi nazionali e gestita dall’Ufficio di Gestione e Valorizzazione dei Beni Culturali (OGEBC), che cura la manutenzione e la conservazione del sito. Ogni anno migliaia di visitatori e studenti percorrono le sue strade, ma la città antica deve affrontare sfide delicate: i terremoti, la siccità, l’erosione e gli atti di vandalismo mettono a rischio le sue strutture più fragili.
Eppure, camminando tra i resti del foro e guardando verso le montagne, sentiamo che Djémila resiste al tempo, custode silenziosa di una memoria che unisce Roma e l’Africa, pietra e vento, fede e civiltà.