La cattedrale e le chiese di Echmiadzin e i resti archeologici di Zvartnots

Alle radici di Vagharshapat: una città che attraversa i millenni
Ci troviamo nella città di Echmiatsin, nel cuore della regione di Armavir, in Armenia.
Mentre camminiamo tra le sue strade, è come attraversare la storia stessa: qui le tracce dell’uomo risalgono addirittura all’Età della Pietra, del Bronzo e del Ferro. I primi documenti scritti la citano già nel VII secolo a.C., ai tempi del re urarteo Rusa II, con il nome di Kuarlini. Da allora, la vita non si è mai interrotta.
Con il passare dei secoli, la città ha cambiato nome più volte, riflettendo le epoche e i regni che l’hanno dominata: da Artimed sotto i sovrani Yervanduni, a Vardgesavan e infine Vagharshapat durante il regno del re Vagharsh I Arshakuni.
È solo dopo l’adozione del Cristianesimo, nel 301 d.C., che inizia ad affermarsi anche il nome Echmiatsin, usato insieme a Vagharshapat.

Il cuore spirituale dell’Armenia
Proseguendo la nostra visita, esploriamo le tre principali aree che costituiscono questo sito straordinario.
Nella prima zona troviamo la Cattedrale Madre di Echmiatsin e la Chiesa di Santa Gayane, immerse in un’area complessiva di circa 30 ettari. La seconda comprende le chiese di Santa Hripsime e di Shoghakat, mentre la terza custodisce il sito archeologico di Zvartnots, con i resti dell’antico tempio e del palazzo del Catholicos.
Tutti questi luoghi sono protetti da zone cuscinetto, per garantirne l’integrità: un’area comune di 93 ettari circonda le prime due, mentre la terza dispone di una fascia protettiva di 24 ettari. Queste strutture non sono solo edifici religiosi, ma testimonianze viventi dell’introduzione del Cristianesimo in Armenia e dell’evoluzione di un’architettura ecclesiastica profondamente originale, che ha lasciato il segno ben oltre i confini nazionali.

La Cattedrale Madre: genesi di uno stile
Entriamo nella Cattedrale di Echmiatsin, considerata la prima chiesa cristiana costruita in Armenia dal re Tiridate III e da San Gregorio l’Illuminatore. Il suo impianto cruciforme, con quattro absidi e una cupola centrale sorretta da quattro pilastri, ha definito un nuovo paradigma architettonico che si è diffuso fino a Bisanzio e all’Europa occidentale. Oltre alla sua struttura innovativa, la Cattedrale ci sorprende per i suoi affreschi. Tra il 1712 e il 1721, l’artista Naghash Hovnatan affrescò la cupola e l’abside, opere che ancora oggi possiamo ammirare.
Altri membri della famiglia Hovnatanyan continuarono ad arricchire l’interno con nuove pitture nei secoli successivi.

Santa Gayane: armonia e devozione
Poco distante, ci accoglie la Chiesa di Santa Gayane, costruita nel 630 d.C. Qui ammiriamo la fusione tra la basilica a tre navate e la cupola centrale: una formula architettonica che ebbe grande diffusione sia in Armenia che in Asia occidentale. L’edificio è costruito in tufo finemente lavorato e si distingue per le sue proporzioni equilibrate.
Sotto l’abside, si trova il sepolcro voltato di Santa Gayane, accessibile dalla sagrestia sudorientale.
Nel 1652 furono rinnovati tetto e muri; nel 1683 venne aggiunto un nartece con tre navate, che divenne anche luogo di sepoltura per i Catholicos.

Santa Hripsime e Shoghakat: raffinatezza e simbolismo
Proseguendo la visita, arriviamo alla Chiesa di Santa Hripsime, realizzata nel 618 d.C. Questo edificio rappresenta un modello perfetto del tipo a quattro absidi con nicchie intermedie e ambienti angolari.
Il sistema costruttivo, pensato anche per resistere ai terremoti, si combina con un’estetica sobria e luminosa.
La vicina Chiesa di Shoghakat, invece, risale al 1694. È costruita sul sito di una cappella del IV secolo, dove, secondo la tradizione, si manifestò un raggio di luce celeste durante il martirio delle compagne di Santa Hripsime. L’architettura in tufo brunito le conferisce un aspetto solenne e unico.

Zvartnots: la cattedrale perduta
Raggiungiamo infine il sito di Zvartnots, costruito nella metà del VII secolo e oggi in rovina. Ci troviamo davanti a ciò che resta di un capolavoro architettonico: una chiesa a quattro absidi, inserita in una struttura a pianta circolare su tre livelli, con un esterno poligonale. Probabilmente crollata nel X secolo a causa di un terremoto, la sua imponenza è stata ricostruita grazie a un modellino in pietra ritrovato ad Ani. La chiesa poteva raggiungere un’altezza di circa 45 metri, un’impresa straordinaria per l’epoca. Restano visibili numerosi bassorilievi, che raffigurano scene di vita religiosa e civile con grande maestria. Zvartnots è considerato l’apice dell’arte costruttiva, scultorea e decorativa dell’Armenia medievale.

Un’eredità architettonica che supera i confini
Le chiese di Echmiatsin e i resti di Zvartnots rappresentano una fase fondamentale dell’architettura ecclesiastica non solo in Armenia, ma in tutta la regione circostante. Le innovazioni strutturali e stilistiche sviluppate qui hanno ispirato generazioni di architetti cristiani, rendendo questi siti un punto di riferimento spirituale e artistico.

Un patrimonio da preservare
Tutti gli edifici visitati mantengono un alto livello di integrità e autenticità. Le strutture si presentano sostanzialmente intatte, nonostante si trovino in una zona sismica e siano esposte alle pressioni del turismo e dell’inquinamento.
I restauri condotti nel corso dei secoli sono stati, in generale, rispettosi dell’aspetto originario, anche se alcuni interventi più antichi non rispecchiano appieno i principi moderni di conservazione.

Un impegno condiviso
Concludiamo la nostra visita approfondendo il tema della conservazione. Il sito archeologico di Zvartnots è di proprietà statale, mentre gli altri monumenti appartengono alla Chiesa Apostolica Armena.
Tutti, però, sono protetti da leggi nazionali specifiche. Le attività di gestione e restauro sono coordinate dal Ministero della Cultura e dalla Chiesa, con il contributo di esperti, ONG e cittadini.
Restauri, studi scientifici e interventi preventivi vengono regolarmente effettuati per preservare i monumenti.
Un esempio significativo è la sostituzione della copertura della cupola della Cattedrale di Echmiatsin nel 2000, quando le vecchie lastre di piombo furono rimpiazzate da pietre. Le risorse economiche provengono da fondi statali, attività imprenditoriali e donazioni private.

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