Colchide
Tra Foreste Millenarie e Torbiere Uniche
Ci troviamo lungo la costa orientale del Mar Nero, in Georgia, dove si estende un territorio eccezionale che attraversa le regioni autonome di Adjara, Guria e Samegrelo-Zemo Svaneti. Percorriamo un corridoio naturale di circa
80 chilometri, in cui sette aree principali si susseguono in un mosaico ecologico fino oltre i 2.500 metri d’altitudine.
In questo ambiente straordinariamente umido e temperato, esploriamo foreste pluviali decidue antichissime e zone umide uniche al mondo.
Una testimonianza viva dell’era terziaria
Camminando tra questi alberi vetusti, scopriamo un patrimonio biologico sopravvissuto ai cicli glaciali del Pleistocene. Le foreste pluviali colchiche ospitano una biodiversità sorprendente, con una ricchezza di specie endemiche e relitte che ci raccontano milioni di anni di evoluzione ininterrotta. Qui il clima, mite e costantemente umido, ha favorito lo sviluppo di torbiere uniche – le cosiddette “percolation bogs”, alimentate esclusivamente dalla pioggia – che troviamo solo in questa parte d’Europa e dell’Asia.
Foreste verticali e intrecci biologici
Attraversiamo un ambiente in cui le influenze di tre catene montuose si intrecciano con l’effetto moderatore
del Mar Nero. La combinazione di precipitazioni abbondanti e variazioni climatiche minime ha dato vita a una struttura forestale complessa, composta da ben 23 associazioni vegetali diverse in appena 200 km².
Insieme alle Foreste Ircane dell’Iran, queste sono tra le ultime vestigia delle grandi foreste dell’era Arcto-Terziaria. Ogni metro quadrato ci parla di un equilibrio ecologico straordinario, plasmato da oltre 10 milioni di anni di storia naturale.
Le torbiere della Colchide
Lungo le pianure costiere, entriamo in una distesa di aree paludose modellate da variazioni climatiche che risalgono al periodo Terziario. Le torbiere colchiche non sono solo rare, ma uniche a livello globale.
Le percolation bogs rappresentano la forma più semplice di torbiera, alimentata solo da pioggia, e ci permettono di comprendere meglio il ruolo delle zone umide nel ciclo globale del carbonio.
Questi ecosistemi, così fragili eppure resistenti, ci svelano quanto sia cruciale la loro conservazione.
Un rifugio per la vita
Ci addentriamo ora in una delle aree con la più alta biodiversità dell’intero Caucaso, riconosciuta come punto caldo globale per la conservazione. In questo habitat vivono circa 1.100 specie di piante, quasi 500 vertebrati e numerosi invertebrati, con una concentrazione di specie endemiche che raramente si riscontra al di fuori delle aree tropicali o insulari. Tra questi troviamo il raro storione colchico e molte specie di uccelli migratori che si fermano lungo la cosiddetta “strozzatura di Batumi”, fondamentale per le rotte migratorie globali.
Un ecosistema integro e resiliente
Le zone che attraversiamo oggi sono state selezionate con cura: rappresentano il meglio delle foreste e delle torbiere colchiche ancora intatte. Qui ritroviamo più del 90% dell’intero intervallo altitudinale delle foreste colchiche e tutte le fasi di sviluppo delle torbiere. Nonostante le perdite subite nel secolo scorso in altre parti della regione, queste aree sono riuscite a mantenere la loro integrità strutturale ed ecologica.
La vicinanza del mare, l’alimentazione atmosferica e l’estensione delle zone cuscinetto assicurano un equilibrio idrico naturale che ne rafforza la resilienza.
Protezione, gestione e futuro del patrimonio
Il nostro cammino si svolge all’interno di aree protette dallo Stato georgiano, dove la gestione è affidata
all’Agenzia delle Aree Protette. La maggior parte del territorio è classificata come zona a protezione rigorosa o parco nazionale, e solo piccole porzioni rientrano in paesaggi protetti.
Il coinvolgimento della popolazione locale e una gestione integrata e sostenuta a livello centrale garantiscono la tutela di questo patrimonio. Sono in corso anche valutazioni per estendere ulteriormente la protezione, specialmente in vista di possibili sviluppi lungo la costa.