Parco nazionale del Vatnajökull
Un viaggio nel cuore geologico d’Islanda
Attraversiamo una delle aree protette più vaste d’Europa: il Parco Nazionale del Vatnajökull, che si estende per oltre 1.400.000 ettari, comprendendo anche due riserve naturali adiacenti. Al centro di questo immenso territorio domina la calotta glaciale del Vatnajökull, che da sola copre circa 780.000 ettari nel sud-est dell’Islanda. Camminando qui, ci troviamo nel cuore di un laboratorio naturale dove ghiaccio, fuoco e tempo modellano il paesaggio senza sosta.
Là dove si incontrano le placche
Siamo sull’unico tratto emerso della Dorsale Medio-Atlantica, un sistema geologico attivo in cui le placche tettoniche si allontanano di quasi 2 cm all’anno. Le zone vulcaniche orientale e settentrionale attraversano proprio questa regione, sovrapposte a una sorgente profonda di magma che dà vita a una notevole attività vulcanica.
Contiamo dieci vulcani centrali, di cui otto nascosti sotto i ghiacci.
Due tra questi sono tra i più attivi del Paese. Osserviamo un paesaggio che alterna distese di lava basaltica a montagne particolari, modellate da eruzioni avvenute sotto i ghiacci del passato. Alcune formazioni, come i tuyas e i tindar, si trovano in queste quantità solo qui.
Un ecosistema dinamico e in continua trasformazione
Il nostro percorso ci mostra un territorio dove i processi terrestri sono in piena attività.
Qui il magma, la crosta terrestre, l’aria e il ghiaccio interagiscono dando origine a un sistema unico al mondo.
La calotta glaciale del Vatnajökull ha raggiunto la sua massima estensione nel XVIII secolo, ma da allora è in costante ritiro. Oggi questo fenomeno si è intensificato a causa del riscaldamento globale, trasformando la zona in un punto di osservazione privilegiato per studiare gli effetti del cambiamento climatico. In ambienti estremi, come laghi subglaciali, troviamo forme di vita microbica che ci aiutano a comprendere condizioni simili a quelle della Terra primitiva o delle lune ghiacciate di Giove e Saturno.
Una finestra sulla Terra e forse sull’universo
Qui possiamo toccare con mano i risultati delle forze geologiche in azione: scudi di lava basaltica, lunghe fratture eruttive, imponenti colate laviche e strutture formate da interazioni tra ghiaccio e vulcani. Questi paesaggi sono stati utilizzati come modelli per studiare la superficie di Marte. Le eruzioni subglaciali, riscaldate dal calore geotermico, generano improvvise inondazioni glaciali — i jökulhlaup — che plasmano le pianure sabbiose e scavate da canyon in rapida evoluzione. Le lingue glaciali che si diramano dal Vatnajökull ci offrono una visione diretta di come i ghiacciai avanzino o si ritirino, modificando il territorio in risposta ai cambiamenti climatici. Questi ambienti, facilmente accessibili, sono oggi tra i più rilevanti al mondo per lo studio dei fenomeni glaciali.
Un patrimonio intatto, nel cuore selvaggio d’Islanda
Il parco copre oltre un quarto dell’altopiano centrale islandese e si estende fino alle pianure meridionali, rappresentando il 12% dell’intero Paese. La sua integrità è garantita dalla presenza di unità geologiche complete e inalterate, da un uso umano minimo e da un notevole interesse scientifico. Al suo interno troviamo l’intera calotta glaciale del Vatnajökull, tutti i ghiacciai satelliti (così come si presentavano nel 1998), dieci vulcani centrali e una parte significativa delle faglie associate. L’area è per l’85% classificata come territorio selvaggio, lontana da insediamenti permanenti, e viene studiata da ricercatori di tutto il mondo.
Gestione consapevole e partecipata
La protezione del territorio è affidata principalmente alla legge sul Parco Nazionale del Vatnajökull del 2007 e a regolamenti successivi, con il supporto di altre normative nazionali. L’agenzia responsabile è il Parco Nazionale Vatnajökull, sostenuta dallo Stato islandese, dalle autorità locali e da realtà imprenditoriali.
Esiste un piano di gestione aggiornato periodicamente con la partecipazione delle comunità locali.
Un sistema di monitoraggio a lungo termine sfrutta tecnologie satellitari e terrestri per osservare fenomeni sismici, eruzioni, dinamiche glaciali e biodiversità.
Risorse, sfide e opportunità future
Il parco dispone di un bilancio adeguato, garantito per lo più dal governo centrale, ma rafforzato da entrate proprie e da fondi pubblici e privati. Tuttavia, l’aumento del numero di visitatori — quasi un milione nel 2017 — rende necessario un ulteriore investimento in strutture per l’educazione, la gestione e l’accoglienza del pubblico.
È fondamentale che ogni intervento rispetti la fragilità del luogo. Servono anche strumenti per prevenire danni ambientali, conflitti d’uso e attività illecite.
Il coinvolgimento continuo delle comunità circostanti resta una priorità: il parco non è solo un patrimonio naturale, ma anche un’opportunità per creare valore condiviso con chi vive intorno a esso.