Opere di difesa veneziane tra XVI e XVII secolo: Stato da Terra-Stato da Mar occidentale

Immaginiamoci insieme a passeggiare tra vallate lombarde, lungo le coste dell’Adriatico, fino alle antiche mura di città che sembrano uscite da una favola di pietra. Ci muoviamo tra sei incredibili fortezze, sparse tra Italia, Croazia e Montenegro, che un tempo costituivano i pilastri difensivi della Repubblica di Venezia: lo Stato da Terra sul versante terrestre, che la proteggeva dalle minacce continentali, e lo Stato da Mar, che guardava al mare aperto, alle rotte, ai porti. Un insieme che attraversa più di mille chilometri, ma unito da un’anima comune: l’innovazione militare, l’ingegno architettonico, la bellezza strategica.
L’essenza dell’“alla moderna”: quando la polvere da sparo cambia tutto
Quando il cannone diventa protagonista del campo di battaglia, l’arte della difesa non può restare quella del passato. Cambiano l’approccio, la geometria, il concetto stesso di mura e bastioni. Nasce allora lo stile “alla moderna” o bastionato: contorni poligonali, spalle angolate, bastioni sporgenti capaci di difendere ogni lato dell’edificio fortificato. È questo l’elemento che rende le fortezze veneziane così speciali per noi oggi: sono esempi tangibili di una rivoluzione militare e architettonica che si diffuse poi in tutta Europa.
I luoghi che ci parlano: sei gemme vive
Camminando tra queste sei fortezze, vediamo con i nostri occhi non solo pietra e mura, ma possibilità, potere, adattamento:
Bergamo (Lombardia), con la sua città alta cinta da mura, dove l’influenza veneziana si percepisce nell’imponente sistema difensivo;
Peschiera del Garda (Veneto), affacciata sul lago ma con un ruolo difensivo marittimo-lacustre cruciale per Venezia;
Palmanova (Friuli-Venezia Giulia), la città-fortezza per eccellenza: pianta stellata, porte monumentali, simmetria e rigore geometrico, un ideale rinascimentale incarnato nelle mura;
Zara (Croazia), con il suo sistema difensivo che fronteggia il mare, un ponte tra l’Adriatico e l’interno, tra influenza veneziana e cultura dalmata.
Fortezza di San Nicolò, a Sebenico (Croazia), posta dove il mare si fa stretto: un baluardo che mostrava a chiunque viaggiasse per mare che la Serenissima (la Repubblica di Venezia) non temeva invasioni.
Città fortificata di Càttaro (Montenegro), dove le fortificazioni si adattano al paesaggio montano costiero, tra torrenti, rocce, saline e viste mozzafiato sul mare.
Valore universale: cosa ci insegnano queste mura
Queste opere di difesa non sono solo resti di un passato guerriero. Sono testimoni eccezionali di una cultura che ha saputo innovare. Ci parlano di come un potere marittimo-terrestre abbia creato reti difensive complesse con architettura, logistica, strategia: di aggressioni via terra, di rotte marittime, di dialoghi e scontri con Ottomani, Austriaci, eserciti vari. Ci mostrano come si costruiva non solo per attaccare, ma per proteggere città, popoli, merci, identità.
Autenticità, conservazione e sfide che abbracciamo insieme
Noi vediamo in queste fortezze non solo i muri originali, ma anche le tracce dei secoli: modifiche dovute a conflitti successivi, migliorie, alterazioni, restauri. Tutto ciò è studiato con cura: archivi, mappe, disegni, modelli ci permettono di capire l’evoluzione, da mura medievali a bastioni moderni.
Ma proteggere non è facile. Alcuni siti sono in ottime condizioni; altri subiscono la pressione del turismo, dello sviluppo urbano, di progetti che rischiano di alterare la visione storica. Serve equilibrio tra accoglienza, uso pubblico e tutela. È in corso un piano di gestione che coinvolge i tre Paesi, con studi per delimitare meglio le zone di rispetto attorno alle fortezze, regolamenti per nuovi interventi, e la valutazione dei rischi naturali – terremoti, incendi, innalzamento del livello del mare – che potrebbero compromettere queste pietre.
Il fascino che ci cattura e ciò che possiamo portare con noi
Camminare su queste mura vuol dire sentire il peso della storia, immaginare gli spari dei cannoni, il fragore dei bastioni sotto l’assedio, ma anche il silenzio che poi cala, il panorama che si apre e la bellezza che resiste. Scorgere Palmanova a stella perfetta, scalare le fortificazioni di Càttaro al tramonto, respirare l’odore del mare e della pietra a Sebenico.
Noi, esploratori curiosi del passato, possiamo portare via non solo foto, ma consapevolezza: che queste opere sono patrimonio nostro comune, che la storia è fatta di ingegno, di conflitti, di difese, ma anche di pace e di recupero. Possiamo impegnarci a rispettare, capire, proteggere, per lasciare queste fortezze vive alle generazioni che verranno.