Timgad
La città romana nata dal nulla tra le montagne dell’Aurès

Sulle pendici settentrionali dei monti dell’Aurès, nel cuore dell’attuale Algeria, si distende ciò che resta di una delle più affascinanti testimonianze della potenza organizzatrice di Roma: Timgad, l’antica Colonia Marciana Traiana Thamugadi. Fondata dall’imperatore Traiano nel 100 d.C., questa città fu creata ex nihilo, cioè dal nulla, come colonia militare destinata ai veterani della III Legione Augustea poco distante a Lambaesis (antica fortezza legionaria).
Le geometrie perfette di una città ideale
Camminando tra le sue rovine, abbiamo l’impressione di attraversare una città rimasta sospesa nel tempo. Davanti a noi si apre un impianto urbano perfettamente geometrico, organizzato secondo il modello tipico delle città romane: il cardo e il decumanus, le due grandi vie perpendicolari che si incrociano nel cuore della colonia, delimitano una maglia regolare di isolati quadrati. È un vero manuale di urbanistica romana a cielo aperto, pensato per essere tanto funzionale quanto simbolico — un microcosmo dell’ordine imperiale proiettato nel cuore dell’Africa.
Già nel II secolo, Timgad cresce oltre i confini delle mura originarie. Nuovi quartieri e grandi edifici pubblici vengono costruiti: il Capitolium, diversi templi, mercati e terme. È l’epoca d’oro della città, fiorente sotto la dinastia dei Severi. Le strade, lastricate con grandi blocchi di calcare, conducono a piazze animate e a sontuose domus private, decorate da splendidi mosaici che rivelano il gusto e la ricchezza dei suoi abitanti.
Un riflesso di Roma in Africa
Mentre ci avviciniamo all’imponente Arco di Traiano, eretto nel II secolo, possiamo immaginare lo stupore che doveva suscitare nei viaggiatori dell’epoca. Costruita interamente in pietra, Timgad rappresentava la grandezza di Roma trapiantata in terra numidica. Ogni dettaglio parla di prosperità e di cura: dalle quattordici terme pubbliche, distribuite in vari punti della città, ai resti del teatro romano, capace di accogliere 3.500 spettatori e ancora oggi perfettamente riconoscibile.
Nel periodo cristiano, Timgad divenne anche un importante centro religioso, sede di un vescovado noto in tutta la regione. Ma la sua storia ebbe una fine violenta: dopo l’invasione dei Vandali nel V secolo e la distruzione operata dai montanari dell’Aurès, la città non riuscì più a risollevarsi completamente. I Bizantini tentarono una ripresa, costruendo una fortezza nel 539, ma con l’arrivo degli Arabi, Timgad fu definitivamente abbandonata e sepolta dal tempo.
L’eredità di una civiltà
Ciò che oggi vediamo è un sito archeologico straordinariamente conservato, rimasto protetto per secoli sotto la sabbia. Quando gli scavi iniziarono nel XIX secolo, emerse un’intera città romana quasi intatta: strade, fori, terme, biblioteche, fontane e case che raccontano la vita quotidiana di una colonia lontana ma profondamente romana.
Timgad ci parla non solo della forza militare dell’Impero, ma anche del suo ingegno urbanistico e architettonico. Le sue strutture mostrano un equilibrio perfetto tra funzione, estetica e simbolismo: ogni edificio pubblico era pensato per celebrare l’ordine e la civiltà di Roma.
Un patrimonio da preservare
Oggi il sito è protetto dal Ministero della Cultura algerino e gestito dall’Office de Gestion et d’Exploitation des Biens Culturels (OGEBC). Pur non avendo subito danni da terremoti o calamità naturali, Timgad è vulnerabile alla pressione turistica e al tempo. Proprio per questo, il governo ha spostato al di fuori del sito il famoso Festival culturale di Timgad, per proteggere le strutture più fragili da danni e usura.
Passeggiando lungo il cardo massimo, possiamo quasi udire il brusio dei mercati, il rumore degli zoccoli dei cavalli, il vociare di chi discuteva sotto le arcate del foro. Timgad non è solo un insieme di rovine: è una lezione di urbanistica, di potere e di memoria. È il riflesso tangibile della volontà romana di trasformare anche le terre più remote in centri di civiltà.