Ebru, l’arte delle pittura sull’acqua
Spesso si incontrano in Turchia disegni colorati particolari, alcuni ricordano vagamente i motivi degli ikat, i tessuti di seta uzbeki, altri hanno forme riconducibili a tulipani e fiori, altri sembrano marmi, molti riproducono forme astratte, quasi oniriche.
Li ritroviamo in quadri, copertine di libri e quaderni, da qualche tempo anche su stoffa, piastrelle e oggetti. Alcuni sono veri capolavori ma tutti derivano da un’arte che ha in sé della magia: l’arte della pittura sull’acqua, detta ebru, patrimonio immateriale dell’UNESCO.

In Cappadocia sono rimasto incantato proprio da come magicamente l’artista trasferisce dalla superficie dell’acqua al foglio i colori che stende con un pennino, facendo movimenti che ricordano quelli di un incantesimo. Proprio in uno di questi momenti passati in una piccola bottega di mago ho trovato un libro che parlava di un grande maestro di questi capolavori: Necmeddin Okyay, nato nel 1883 a Istanbul a Üsküdar, fu Maestro di Calligrafia Ottomana e insuperabile artista, conservatore e allo stesso tempo innovatore d’ebru che ha lasciato un segno indelebile nella storia dell’arte. Il suo contributo è stato così significativo che ancora oggi viene considerato il principale artefice della rinascita dell’ebru nel XX secolo.

Fin da giovane, Okyay dimostrò un talento straordinario per le arti decorative. Studiò la calligrafia con i più grandi maestri dell’epoca, come Yesarizade Mustafa Izzet Efendi e Mehmed Şevki Efendi, e si dedicò con passione all’ebru sotto la guida di Sami Efendi, allora il più importante artista di questa disciplina.
Fu proprio qui che iniziò la sua rivoluzione artistica.

Fino alla sua epoca, l’ebru era una forma d’arte prevalentemente astratta, usata per decorare manoscritti e copertine di libri. Necmeddin Okyay, però, cambiò tutto.
Fu il primo a creare motivi floreali realistici direttamente sull’acqua.
Pensiamoci un attimo: invece di limitarsi a forme casuali che sembrano i disegni del marmo, Okyay riuscì a dipingere tulipani, rose e garofani con un’incredibile realismo per il mezzo utilizzato: nell’ebru non si usano pennelli e la superficie su cui di distribuiscono i colori non è solida ma liquida.

Perfezionò la tecnica e migliorò la qualità dei colori, rese i disegni più dettagliati e sviluppò nuove varianti della pittura marmorizzata, come il Taraklı Ebru, con motivi ottenuti grazie a pettini speciali, e l’Hatip Ebru con decorazioni più elaborate. Per decenni insegnò all’Accademia di Belle Arti di Istanbul, formando alcuni dei più grandi artisti del Novecento e il suo allievo più celebre, Mustafa Düzgünman, proseguì il suo lavoro, assicurando grazie agli insegnamenti ricevuti la sopravvivenza dell’ebru in epoca moderna.

Necmeddin Okyay era anche un eccellente calligrafo, specializzato negli stili Sülüs, Nesih e Talîk, e un esperto rilegatore di libri.
Inoltre, coltivava una passione per il
tiro con l’arco ottomano e produceva archi e frecce con una maestria che rifletteva la sua straordinaria abilità artigianale.
M
orì nel 1976, ma il suo lascito continua a vivere in ogni goccia, in ogni colore che danza sull’acqua.

Grazie a lui, se verrete in viaggio con me, potrò portarvi in una piccola bottega di mago o in un atelier d’artista per farvi provare di persona a lanciare un’incantesimo all’acqua per tramutare le lacrime di colore in forme nuove o classiche, ma certamente uniche, personali e irripetibili.

Vi aspetto!
Enrico Radrizzani

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