Nel misticismo dei dervisci rotanti
In Turchia, l’esperienza di assistere a una cerimonia dei dervisci rotanti rappresenta un viaggio nel cuore della spiritualità sufi, una tradizione mistica dell’Islam che unisce danza, musica e meditazione in un unico, armonico rituale.
Il cuore pulsante di questa pratica è l’ordine dei Mevlevi, fondato nel 1273 a Konya, città strettamente legata alla figura del poeta e mistico persiano Jalal al-Din Rumi. Proprio a Konya, dove Rumi visse e fu sepolto, nacque una delle espressioni spirituali più iconiche dell’Islam: la danza roteante, conosciuta come Sema.
La cerimonia dei dervisci rotanti non è semplicemente uno spettacolo: è una forma di meditazione dinamica, un rito simbolico di ascesa spirituale verso la perfezione. I dervisci, vestiti con lunghe tuniche bianche e con un alto copricapo cilindrico, iniziano a ruotare dopo un periodo di digiuno consigliato, un gesto che simboleggia il distacco dalle passioni terrene. Ruotano sul piede sinistro, mentre il destro dà l’impulso al movimento, mantenendo il corpo morbido e gli occhi aperti ma sfocati, così da dissolvere l’immagine del mondo materiale in una dimensione più fluida e spirituale.
Accompagna la danza una musica rituale, l’ayîn, suddivisa in quattro sezioni vocali e strumentali. La melodia è affidata a un piccolo ensemble composto da un cantante, un suonatore di ney (un flauto di canna che richiama l’alito divino), un tamburo a calice e dei piatti. Questa musica non è un semplice sottofondo, ma parte integrante della meditazione e del viaggio interiore del derviscio.
Un tempo, diventare derviscio richiedeva una lunga preparazione. Gli adepti trascorrevano 1.001 giorni in isolamento all’interno delle mevlevihane (le case dei Mevlevi), dove studiavano poesia, religione, musica, comportamento etico e tecniche spirituali. Alla fine del percorso, pur continuando a far parte dell’ordine, tornavano alla vita quotidiana, portando con sé una trasformazione interiore.
Tuttavia, nel 1925, le politiche di laicizzazione della Repubblica turca portarono alla chiusura di tutte le mevlevihane. Per decenni la tradizione sopravvisse in forma clandestina, mantenendo viva soprattutto la parte musicale, a scapito di quella spirituale. Solo a partire dagli anni Cinquanta, e con meno restrizioni dagli anni Novanta, il governo turco permise nuovamente le esibizioni pubbliche, seppur spesso svuotate del loro significato originario.
Oggi, molte cerimonie si svolgono in contesti turistici, con versioni più brevi e adattate alle esigenze del pubblico. Tuttavia, esistono ancora gruppi privati e comunità sufi che cercano di preservare lo spirito autentico del Sema, restituendogli la sua intima funzione di elevazione dell’anima.
Konya, soprattutto in occasione dell’anniversario della morte di Rumi a dicembre, è uno dei luoghi dove è possibile avvicinarsi con maggiore autenticità a questa antica pratica. Anche a Istanbul si possono trovare cerimonie, alcune delle quali mantengono un legame più stretto con la tradizione mistica e non solo con l’intrattenimento.
I dervisci rotanti ci offrono, dunque, una rara finestra su un mondo che unisce corpo, musica e spirito in un rito millenario, capace ancora oggi di trasmettere una profonda armonia interiore.