Çatalhöyük, ritorno alla preistoria
Camminando tra le rovine di Çatalhöyük, ci troviamo di fronte a un sito archeologico unico, immerso nel vasto paesaggio della piana di Konya, nell’Anatolia meridionale. I due monticoli che si ergono fino a 20 metri dal terreno nascondono secoli di storia umana, raccontandoci l’evoluzione delle prime comunità agricole.
Sul monticello orientale, gli scavi hanno rivelato ben 18 strati di occupazione risalenti al periodo neolitico, tra il 7.400 e il 6.200 a.C. Qui possiamo osservare come gli esseri umani abbiano iniziato a stabilizzarsi, sviluppando nuove pratiche culturali e sociali. Sul monticello occidentale, invece, troviamo tracce della fase calcolitica, tra il 6.200 e il 5.200 a.C., che testimoniano la continuità delle tradizioni sviluppate nei secoli precedenti.
La visita ci permette di comprendere l’organizzazione di una comunità preistorica in un modo che pochi altri siti archeologici consentono. Qui le case erano costruite una accanto all’altra, senza strade tra loro, e l’accesso avveniva attraverso i tetti, utilizzati anche come spazi comuni. Le pareti delle abitazioni erano abbellite con affreschi e rilievi, segno di una cultura simbolica molto sviluppata. La grande quantità di reperti trovati, unita alla longevità dell’insediamento, rende questo sito una testimonianza insostituibile della vita agricola agli albori della civiltà.
Una comunità egualitaria
Esaminando la disposizione delle abitazioni e gli oggetti ritrovati, emerge un aspetto sorprendente: a Çatalhöyük non vi erano segni evidenti di una gerarchia sociale marcata. Le case erano di dimensioni simili e l’organizzazione urbana suggerisce un modello basato sulla cooperazione e sulla condivisione, piuttosto che su una struttura di potere rigida. Questo aspetto lo rende un esempio eccezionale di un insediamento del Neolitico fondato su principi di equità e partecipazione collettiva.
Un patrimonio ben conservato
Le rovine di Çatalhöyük sono rimaste intatte per millenni, protette dal terreno che le ha coperte fino alla loro riscoperta nel 1958. Le strutture riportate alla luce si trovano in buono stato di conservazione e sono oggi protette da coperture che ne preservano l’integrità dagli agenti atmosferici. Inoltre, la posizione isolata del sito ha contribuito a mantenerne intatta l’autenticità, permettendoci di osservare il paesaggio in cui gli abitanti del Neolitico conducevano la loro esistenza.
Un impegno costante per la tutela del sito
Oggi questa città gode della massima protezione da parte delle autorità turche ed è riconosciuto come patrimonio culturale di importanza mondiale. Il sito è gestito con attenzione da un comitato specializzato che coordina gli scavi, la conservazione e la valorizzazione turistica. Grazie a un piano di gestione aggiornato periodicamente, vengono garantiti non solo la protezione dei reperti, ma anche la sensibilizzazione del pubblico e il coinvolgimento della comunità locale. Tutto questo assicura che le future generazioni possano continuare a esplorare e comprendere questa straordinaria finestra sul nostro passato remoto.