Il monastero di Haghpat e Sanahin

Due gioielli monastici nel cuore della Lori
Durante il nostro viaggio nella regione armena della Lori, ci troviamo davanti a due complessi monastici straordinari: Haghpat e Sanahin. Risalenti al periodo compreso tra il X e il XIII secolo, questi luoghi sacri furono progettati tenendo conto della funzione, della posizione e dello stile di ogni edificio.
Il risultato è un insieme architettonico asimmetrico, ma armonioso e coerente con il paesaggio circostante.
Questi due monasteri segnano il culmine dell’architettura religiosa armena medievale, frutto dell’incontro tra la tradizione ecclesiastica bizantina e le forme costruttive locali del Caucaso.

Haghpat: un’opera di fede e ingegno
Iniziamo la visita da Haghpat, fondato nel 976 dalla regina Khosrovanush, consorte del re Ashot III.
Il complesso comprende un nartece, due corridoi-sepoltura, una mensa, uno scriptorium, la cappella di Hamazasp, un campanile, diverse cappelle funerarie e numerosi khachkar (croci di pietra), tutti racchiusi da una cinta muraria.
La fortezza di Kayanberd, eretta nel XIII secolo, permetteva di controllare gli accessi al monastero.
Al centro sorge la chiesa di San Nshan, la più antica del complesso. Progettata dall’architetto Trdat tra il 976 e il 991, la sua struttura rettangolare con cupola centrale è un perfetto esempio delle nuove tendenze architettoniche del tempo. All’interno ammiriamo affreschi sopravvissuti nei secoli: al centro Cristo in trono, e nelle parti inferiori scene dell’annunciazione, della nascita e del battesimo.

Arte scolpita nella pietra e architetture funzionali
Sul fronte orientale della chiesa notiamo due bassorilievi raffiguranti i re Smbat e Gourgen che tengono il modello dell’edificio: un esempio raffinato di scultura medievale. Il nartece, aggiunto nel XIII secolo dalla principessa Mariam, ci sorprende con la sua struttura architettonica, basata su archi incrociati sorretti da colonne che lasciano filtrare la luce. Accanto alla chiesa, la costruzione del priore Hamazasp (1257) ha pianta quadrata e volta sorretta da quattro colonne centrali, con un’apertura nel tetto per far uscire il fumo e entrare la luce. Poco più in là si trova lo scriptorium, originario dell’XI secolo e ricostruito nel XIII. I corridoi attigui vennero trasformati in camere sepolcrali, creando una continuità spaziale con le altre strutture.

Il campanile, la mensa e i khachkar di Haghpat
Ci spostiamo verso est, dove nel 1245 fu costruito il campanile. La sua struttura originale, con base a croce e secondo livello ottagonale, culmina in una torre campanaria a sette colonne. La mensa, realizzata nel XIII secolo, si distingue per la sua sala doppia coperta da volte incrociate e una cupola ottagonale centrale, funzionale alla ventilazione e alla luce. All’ingresso nord della chiesa di San Nshan scopriamo l’Amenaprkich khachkar, risalente al 1273, un esempio pregevole dell’arte scultorea armena, testimone della profonda spiritualità dei suoi autori.

Sanahin: centro spirituale e dinastico
A breve distanza visitiamo il monastero di Sanahin, un tempo centro amministrativo e necropoli della dinastia Kyurikyan-Bagratide. Qui troviamo un complesso articolato, che include le chiese di Astvatsatsin (Santa Madre di Dio), Amenaprkich (Redentore), Grigor, diversi narteci, una chiesa anteriore, uno scriptorium, un campanile e un’accademia. La chiesa di Astvatsatsin, costruita tra il 928 e il 944, è un classico esempio di pianta a croce con cupola centrale. Ma è nella chiesa di Amenaprkich, voluta anch’essa dalla regina Khosrovanush, che la perfezione architettonica raggiunge l’apice: la cupola rotonda si innalza sopra una base quadrata, in una perfetta armonia di forme.

Narteci, biblioteche e decorazioni simboliche
Entriamo attraverso il nartece di Amenaprkich, edificato nel 1181, con la sua pianta a croce iscritta in quadrato
– la più antica conosciuta di questo tipo. Le colonne interne presentano capitelli scolpiti con teste animali, simboli ricchi di significato. Il nartece di Astvatsatsin ha invece pianta rettangolare a tre navate, soluzione insolita e suggestiva.
Lo scriptorium, custodiva codici e manoscritti nei suoi vani murari.
Visitiamo anche la chiesa di San Grigor (1061), dalle facciate decorate con arcature lisce e nicchie triangolari, e il campanile, tra i più antichi d’Armenia, risalente al periodo 1211–1235.

Sorgenti, cappelle e testimonianze scolpite
Oltre i confini del monastero troviamo le rovine delle chiese di San Harutyun e San Hakob, e due sorgenti:
una con pozzo coperto da una struttura a doppia arcata del XIII secolo, l’altra presso le mura difensive nord, con una costruzione del 1831.
Nel sito sono conservati oltre cinquanta croci di pietra. Tra i più preziosi vi sono quelli di
Grigor Tuteordi e di Sargis, accanto alla chiesa di Astvatsatsin. Questi capolavori scolpiti rappresentano l’apice della scultura medievale armena.

Testimoni della storia e dell’identità armena
Tra le ultime tappe, osserviamo le chiese di San Karapet e la cappella di Sargis, entrambe risalenti alla fine del X secolo. Non possiamo concludere senza attraversare il ponte in pietra a campata unica sul fiume Debet, intatto dal XIII secolo, parte integrante del patrimonio iscritto.

Valore universale e conservazione
I monasteri di Sanahin e Haghpat sono riconosciuti dall’UNESCO per il loro valore eccezionale.
Essi rappresentano un esempio straordinario dell’architettura ecclesiastica armena, sintesi tra l’eredità bizantina e le tradizioni locali.
Le strutture originali sono giunte fino a noi in gran parte intatte. Tuttavia, la loro integrità è minacciata da terremoti, inquinamento e flussi turistici. La loro autenticità, invece, si è mantenuta, grazie a restauri accurati che rispettano la storia del luogo.

Tutela e gestione del patrimonio
Il complesso è di proprietà della Chiesa Apostolica Armena ed è tutelato dalla legislazione nazionale.
Il Ministero della Cultura e il Catholicosato di Etchmiadzin lavorano insieme, attraverso consigli specializzati, per garantire protezione, manutenzione e valorizzazione del sito.
Le risorse provengono dallo Stato, da attività private e da donazioni. Per affrontare le sfide del tempo, nel 2012 è iniziato un ampio progetto di restauro a Sanahin, con studi tecnici e interventi di consolidamento che ci permettono oggi di ammirare questi luoghi così ricchi di storia.

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